25 gennaio 2011

Mamma, non parlare in inglese!


Tutta questa spasmodica ricerca, partita già da qualche anno (e considerato che il mio più grande ha solo 3 anni e mezzo mi dovrei già sentire un pò stanca...) della scuola più adatta e delle attività più stimolanti sono legate all'inglese. Questo grande, enorme, faticoso, 'problema' dell'inglese! Problema non è il termine giusto direi meglio preoccupazione. La preoccupazione di mettere nella cassetta degli attrezzi del loro futuro una lingua che li farà comunicare, li farà aprire al mondo, li farà essere aperti verso le culture diverse...o almeno lo spero. Ci sono molte cose a cui pensare per loro, per i loro giorni che verranno. Non devo scoraggiarmi se voglio che imparino questa lingua anche se devo dire che è difficile orientarsi fra le mille proposte, le richieste economiche elevate e le distanze in una città come Roma. E' già difficile capire se mi comporto bene o male come genitore. Ora sono immersa nella lettura di Bollea e quindi sono anche giorni di pippe mentali su come li cresco, su cosa gli trasmetto e via così. Comunque girovagando per la rete trovo molto conforto quando leggo i tanti post e i commenti dedicati al tema. Il mio pulcione va adesso ad una scuola materna internazionale e tanto per insistere lo ho anche iscritto ad un playgroup in inglese di bilingue per gioco dove arrivo sfatta e con grande fatica dopo una lunga giornata di lavoro e, in tali condizioni, ballo e canto in inglese mentre lui si arrampica, corre e urla...ma la speranza che questo funzioni rimane ancora.Ecco, la questione è che cosa funziona? Visto e considerato che i bambini hanno questa fase di apprendimento passivo non è facile capire cosa hanno introiettato e cosa no. Non è facile capire se la scuola che abbiamo scelta è valida. Amiamo l'ambiente e gli insegnanti ma ne vale la pena? O dovremmo investire e mandarlo in un'altra scuola?Abbiamo scelto le attività giuste?Dovremmo avere una tata madrelingua inglese o provare ad avere una ragazza alla pari?Spesso quando tento di parlare con lui in inglese mi dice 'mamma non parlare così!'. Forse è colpa mia che non l'ho parlato fin da quando era piccolo e probabilmente percepisce oggi come una imposizione il fatto che io lo parli quando sa che potrei rivolgermi a lui in italiano. Ci sono giorni in cui brancolo nel buio soprattutto quando comincio a pensare che sto sbagliando e che avrei dovuto fare altrimenti. Non è un desiderio elitario il fatto di sperare che loro possano in futuro parlare l'inglese senza problemi. Tutto nasce dalla consapevolezza delle mie difficoltà nell' approcciare la lingua da adulta e dalla fatica che questo ha comportato soprattutto quando ho scelto un lavoro dove l'inglese doveva essere fluent! Quanti film, quanti libri in inglese mi sono dovuta sorbire senza il piacere di guardarli o leggerli perchè consapevole del fatto che facevano parte dello studio, di un dovere. Ecco, vorrei che i bimbi imparassero naturalmente oggi, senza sentirsi obbligati. In modo naturale, giocando e cantando e avvicinandosi ad questo nuovo mondo linguistico. A questo punto la scelta della scuola diventa fondamentale o fondamentale diventa comporre un insieme di elementi che aiutino la scuola nel compito di educare a questa seconda lingua. Se optassi per la prima sarebbe inevitabile decidere di fare un bel piano finanziario,dopo aver saltato le liste d'attesa e le distanze con il pagamento anche del servizio bus; se optassi per la seconda dovrei fare un bel piano logistico tra scuola e attività extra in cui prevedere l'educazione all'inglese. Il fatto che poi tutto questo si vada a duplicare quando verrà coinvolta anche besolina mi preannuncia scenari critici. Come al solito le idee sono molte e tutte confuse. Qualcun altro vive questo dilemma? Confortatemi!

11 gennaio 2011

Quando arriva una giornata un pò 'così'

Quelle giornate in cui ti sembra di girare a vuoto, in cui la routine (aiuto ma sono appena tornata dalle vacanze di Natale!) ti angoscia un pò, in cui il tempo è incerto e il traffico impazzito (causa scioperi e chissà cos'altro), in cui pensi di non essere abbastanza in gamba, multitasking, madre e moglie perfetta, in cui pensi che nessuna dieta ti farà effetto e soprattutto non riuscirai a seguire nessuna dieta per più di 5 minuti, in cui pensi che il tempo non passato con i tuoi bimbi è tempo passato male, in cui pensi di non dedicarti abbastanza a te stessa e ai tuoi interessi (ricordi ancora di avere il tempo di coltivarne qualcuno?), in cui pensi di esserti sottomessa alla tata che prende le decisioni al posto tuo e tu sei diventata una sua sottoposta, in cui pensi che il tuo sex appeal sia un vago vaghissimo ricordo, in cui la giornata al lavoro non ti dà alcuna soddisfazione ma avresti solo voglia di saltare dalla finestra e volare lontano, in un posto meraviglioso dove dormire, dormire, dormire...ecco è una giornata un pò così.

28 dicembre 2010

In Svizzera...la prima volta sugli sci!


Abbiamo scelto il freddo questa volta e assecondato il desiderio di vedere il pulcione con gli sci ai piedi per la prima volta.
Siamo arrivati su su fino in Svizzera, a 1300 metri nel piccolo paesino di Villars-Sur-Ollon, di preciso nel cantone di Vaud. Ho agognato, confesso, prima di arrivare qui, di portare tutti al caldo. Nulla è più liberatorio per me, in una vacanza con i bimbi, del doversi preoccupare solo di fargli indossare il costume e poi vederli correre e giocare sulla spiaggia. Ma è andata così, non mi lamento, ma in questi ultimi anni ho la sindrome della lucertola e cerco sempre e comunque il sole con preferenza per quello che scalda! A questo si aggiunge la mia caduta di qualche anno fa con relativo trasporto in barella che non offre di me certo l'immagine di regina delle nevi. Con questa grave falla nel mio curriculum cerco di rimediare tentando di avvicinare i bimbi allo sci e cercando di capire se a loro piace o se hanno ereditato tutto proprio tutto da me! Il tentativo prevede come prima 'cavia' il pulcione. Oggi è stato il primo giorno. Prima una passeggiata con gli scarponi, poi con uno sci e poi con due e via piccole prime discese. Davvero tante cose per un primo giorno di lezione, considerato che io ancora metto gli sci a spazzaneve!Quest'anno, se ci penso, abbiamo davvero fatto grandi cose. Ho capito che i 3 anni sono una sorta di giro di boa, finalmente l'attività sportiva ci apre le porte e non è necessaria la presenza vigile di mamma e papà in ogni istante. Tutto questo mi ha generato una piccola riflessione. Il nuoto, ora questi primi assaggi di sci. Quando e come si capisce se un bambino ha la passione per un certo sport? Parlo con l'esperienza di chi da piccola è passata 'di palo in frasca', facendo per alcuni anni tentativi di agonismo nel nuoto sincronizzato e poi saltando di qua e di là senza una precisa direzione e alla fine prendendomela con i miei per non avermi fatto avvicinare ad uno sport come si deve. Il punto è come si stabilisce il 'come si deve'? Non credo che i miei abbiano una risposta oggi e tantomeno una colpa per non aver fatto di me un'atleta. Forse non era destino e forse non c'è stato il colpo di fulmine con lo sport che avrei voluto avere. Credo però che se lo sport entra nella tua vita come una dimensione normale della quotidianità e difficile che ne esca facilmente. Perlomeno rimane, se non si diventa un'atleta, un amore per l'attività fisica, il movimento. Come assecondare allora una loro predisposizione, nel caso ci fosse, come coglierla? Certo non si può passare l'anno a fargli fare esperimenti di qualsiasi cosa, questo comporterebbe ulteriori danni alla mia psiche. Come cogliere una passione? Non sono una di quelle maniache, fissate con lo sport, questo lo si deduce facilmente dal mio scarso background sportivo, ma come aiutarlo a fare qualcosa che gli piace davvero. Magari ad un certo punto me lo dirà lui oppure non me lo dirà e sarà uno che odia lo sport perché magari a forza di fargliene provare tanti finirà per non volerne fare nessuno. Comunque la giornata di oggi ha visto una prima parte di 'non voglio stare qui' ad una seconda parte di continue discese con sorrisi a 44 denti! Davvero difficile capire! Io mi sono divertita molto. Vederlo riuscire a fare una cosa che nei primi momenti gli sembrava faticosa e inaccessibile ed essere consapevole della conquista nell'acquisizione di padronanza di sè e del suo corpo è una gioia difficile da misurare per me. Meglio smettere di riflettere e tornare alla cioccolata calda 'agevola ciccia' che fa tanto stare in montagna e magari mi fa rilassare, come in vacanza dovrebbe essere. A proposito, dei 3 nella foto io non sono quella con la pelliccia marrone!

Tips for Trip

Villars-Sur-Ollon è un posto per famiglie. Lo si vede dalla marea di bambini di piccolissima età che ci circondano ad ogni angolo. Corsi di sci già nella pancia di mamma e slittini a volontà. Il paesaggio innevato è mozzafiato. Al risveglio la prima cosa che facciamo è attaccare il naso alla finestra, si, proprio come nella pubblicità, e guardare questo paesaggio bianco e maestoso abbracciati dalle alpi. Arrivare qui non è complicato. In macchina si può fare, era la nostra prima opzione. Avevamo immaginato di partire da Roma, di fermarci a metà strada in un posto che ci avrebbe ispirato per poi proseguire verso la meta. Devo dire che poi le ultime notizie di macchine bloccate in autostrada dalle 18 ore in su ci ha scoraggiato. Anche l'aereo ci sembrava rischioso, causa chiusure aeroporti per neve, ma poi abbiamo pensato che avremmo preferito restare bloccati dentro l'aeroporto che dentro l'abitacolo della macchina e così abbiamo optato per un volo Roma-Ginevra, diretto Alitalia (un'ora e mezza circa) e poi in macchina fino a Villars (circa un'altra ora e mezza). Si può anche optare per i mezzi dopo essere atterrati a Ginevra. C'è un treno e poi una navetta. In questo caso il tempo di percorrenza è un pò più lungo. Nel paese ci sono ristoranti, negozi, una fornita farmacia ( e so quanto è importante) e soprattutto corsi di sci per tutte le età. Anche per adulti. Io ne avrei tanto bisogno se no fosse che a volte ripenso alla barella...

07 dicembre 2010

Il rito del macaron


Io che sono abbastanza scombinata, ritardataria e che vivo last minute (ebbene si anche se con i figli ci vorrebbe la tabella di marcia io 'nun ce la fo') ho creato, lo dico con orgoglio, un rito, un appuntamento fisso per me ed il pulcione. Cascasse il cielo, un giorno a settimana, scovando la via di fuga dall'ufficio, lo prelevo da scuola e ci perdiamo nel nostro 'rito del macaron'. Quando arrivo a scuola lui mi guarda, capisce e con quella faccia furba e paciocca che guardo sempre con stupore, col ditino puntato all'insù come se avesse avuto un'illuminante intuizione dice 'oggi andiamo a prendere il macaron, vero!?' in genere segue una pausa e poi prosegue 'voglio quello arancione con la cioccolata,mamma!' Ovviamente seguono elugubrazioni in macchina sui colori, su quanti ne mangeremo e quanti ne porteremo a Mr.Marito (se se lo merita,of course) e alla Besolina. Poi arriviamo al nostro posto. E li vediamo schierati, di tutti i colori,che aspettano solo noi. A questo punto si è capito che il rito è stato creato non solo per soddisfare la golosità del pulcione ma per placare il cronico desiderio di dolce della sottoscritta tenuto faticosamente a freno per mantenere quanto recuperato post 2 gravidanze.
Ma un giorno a settimana diamo libero sfogo alla fantasia e accompagnamo il macaron, per la serie non facciamoci mancare proprio niente, con della cioccolata calda perchè la perversione deve essere portata fino in fondo altrimenti che perversione è? E poi visto che ci siamo prendo anche quel fantastico cheese cake mignon che mi regala la pace dei sensi. Questo è il nostro rito, solo nostro, segreto, dove siamo uguali, il nano ed io. Affamati di dolci e di questa coccola, che una volta a settimana mi fa sentire meno wonder woman isterica e più umana con le dita pasticciate di cioccolata.

Tips
Se volete coccolarvi anche voi il (nostro) posto, dove consumare riti golosi, è la pasticceria cristalli di zucchero, in via di di S.Teodoro 88, vicino al Circo Massimo.