Sfiancata dalla calura impressionante, alle 7.00 del mattino mi avvio a cominciare la giornata. Con occhio spento e semi aperto avvito la caffettiera domandandomi se ho messo l'acqua o no. Mi pongo questa domanda tutte, ma proprio tutte, le mattine. Mi chiedo, a questo punto se quell'unico neurone che mi è rimasto mi abbia abbandonato per sempre.
Una mia cara amica mi ha detto la scorsa settimana, buttandomi in un infinito sconforto, che l'unico neurone che mi è rimasto, oltre ad essere in preda alla depressione da solitudine, ha bisogno di un costante intervento di rianimazione con il defibrillatore, ogni volta che si impalla, con tanto di accompagnamento dell'urlo "Libera!". Ma la mia amica avrà visto più puntate di me del Dott.House?
Comincio la raccolta resti sparpagliati per la casa, che danno quell'effetto un pò da post concerto, e trovo, nell'ordine:
1.Un calzino nato bianco e giacente sul pavimento con un colore tendente al marrone 'terra del giardino dell'amico di papà da cui siamo stati domenica'
2.Una ruota, uno specchietto e una specie di parafango (mi pare che lo fosse, ma le cose in miniatura mi confondono le idee) proveniente dal parco macchine dell'ometto nonchè futuro pilota o meccanico o posteggiatore. Quest'ultima ipotesi sul suo futuro professionale proviene dall'oramai fondamentale necessità che l'ometto ha di "tarpeggiare" il mezzo in uso in quel momento prima di mangiare o fare il bagno. "Mamma, 'spetta. Devo tarpeggiare il camion!". "Ok, 'spetto, 'spetto...tarpeggia pure con comodo!"
3.Un pezzo di torta (ho identificato la cibaria esanime sul pavimento. Wow!)
4.Pagine strappate di giornale e fazzoletti stracciati (la Besolina è già una donna sull'orlo di una crisi di nervi. Cominciamo bene!)
5.Un costumino ancora bagnato "Ma nessuno l'ha steso il costumino?" Ovviamente l'unico che potrebbe rispondermi, Mr. Marito, è già sotto la doccia e finge che la mia voce 'spacca timpani' non abbia superato tutte le pareti della casa fino ad arrivare in bagno.
Il caffè è arrivato. Lo bevo avidamente cercando di far aprire anche il secondo occhio e mi avvio verso l'ometto tentando di svegliarlo. I primi tentativi sono fallimentari. L'ometto è molto slow la mattina. Slow nel vestirsi, slow nel fare colazione, slow nel "tarpeggio" del parco macchine prima di uscire. Per questo il tempismo è tutto!
Riesco ad appropinquarmi alla doccia tra lo stiracchiamento da risveglio dell'ometto, il campanello che suona con l'avvento della santa tata e la scoperta di aver lasciato i pannolini che non trovavo della besolina dentro un cassetto del mio armadio, tra le magliette. "Sarà successo in uno di quei momenti in cui il mio neurone avrebbe avuto bisogno di rianimazione?".
Altri resti sono sotto i miei piedi quando vago per la casa in accappatoio cercando quel documento che avevo lasciato lì. Proprio lì. Sul concetto di "proprio lì" devo ancora confrontarmi con il mio amato neurone. "Ma dovrò dargli un nome a 'stò neurone prima o poi? Devo tenermelo a caro, no?!"
Vesto l'ometto. "Ma ti metto gli slip o il pannolino?". Va bè, mi piace vivere pericolosamente: mettiamo gli slip! Sudo fretto lungo tutto il viaggio da casa a scuola ma l'ometto fa l'ometto e spiazza anche la mamma miscredente!
Durante il tragitto il mio pollice, oramai il più veloce del West, scrive la lista della spesa che invia via sms alla santa tata, pregando di non aver dimenticato di inserire la carta igienica. Il neurone è sempre più stanco. Lo sto sfiancando.
Non ho ancora fatto colazione. Ha ragione ha sentirsi stanco. "Ma l'ho scritto di prendere il latte?" "Bo, mi sa di si!".
Mentre trangugio un cornetto mi ricordo che stasera c'è la riunione di condominio. Mi avvento sul secondo caffè pensando all'infausto appuntamento che mi aspetta a fine giornata. Chissà se il neurone ce la farà? E' questa la domanda che mi attanaglia oggi!
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
È una fase, lo garantisco. è e rimane una lotta il tempismo del mattino, ma migliora con il tempo (ci ho messo tutto un inverno di liti del mattino,m a adesso Orso si mette le scarpe da solo).
RispondiEliminaOccorre perseverare e non mollare mai la presa, ma poi i bimbi crescono, le mamme imbiancano e in neuroni perduti ritrovao la via di casa e riaccorrono numerosi. I mariti in tutto ciò vanno placcati a vista contro gli incidenti da costumino steso. Che loro i neuroni li hanno tutti e potrebbero usarli.
Mammamsterdam,Grazie! La prospettiva di un futuro in cui i neuroni rinsaviscono e tornano a popolare la mia testa mi ha reso più serena. Sul possesso di tutti i neuroni da parte dei mariti però ho qualche riserva...:-)
RispondiElimina