30 giugno 2010

Primi assaggi di Puglia

Si comincia ad assaporare la Puglia. Quanta attesa. Finalmente cominciamo le manovre di avvicinamento. Ci immergiamo nelle strade brulle circondate di ulivi e dimentichiamo il caos, il traffico ed entriamo in una dimensione agreste e di pace.
Siamo nel territorio di Fasano, in un'antica torre di difesa, fatta costruire nel XVI secolo dai Cavalieri di Malta e poi trasformata in azienda agricola. Borgo San Marco, così si chiama questo posto fuori dal tempo, è stato completamente recuperato, preservando il suo sapore antico.
Siamo avvolti dai colori dei fiori e dalle mura. Il cuoco Peppino ci avvisa che per i bimbi ci pensa a lui a preparare una "pappa buona". E così è. La Besolina si è espressa (diciamo quasi) con uno "Slurp". La dolce Lena porta le bontà della colazione. Qua "Slurp" l'ho fatto io!La dimensione del Borgo c'è. Esiste. Ci si sente protetti. L'Ometto corre negli spazi ampi e va a scoprire l'aranceto, quasi nascosto. Lo inseguo. Scopro un luogo intimo. Ti viene voglia di sederti e immergerti nella lettura...non esageriamo. Con i pupi in fermento, rimandiamo!La Besolina si lancia nelle sue prime passeggiate con caduta di sedere incorporata. Spassosissima!
L'ometto si nasconde dietro un grande ulivo. "Amore ma ti vedo!" "No, mamma. Non è possibile. Mi sono nascosto benissimo!"...Fate voi!

Cosa hanno amato l'Ometto e la Besolina
1.Scorazzare liberi e nascondersi nel borgo
2.Mangiare finalmente del buon pesce (non dovrei confessarlo per Mr.Marito e anche uomo cresciuto sul mare, ma sono impedita a cucinarlo e quindi a casa se ne mangia poco)
3.Soffiare le candeline dei 3 anni (L'ometto, of course)
4.La cucina del cuoco Peppino
5.La focaccia calda (anche la Besolina con 2 dentini è riuscita a saccheggiare qualcosa)

Tips for trip
Qua sarebbe sterminato l'elenco. Ma visto e considerato che qui tornerò e tornerò e tornerò, cercando di trasmettere tutto l'amore che provo per questi luoghi, mi limiterò a poche cose.
Intanto per arrivare al Borgo, può essere utile guardare qui
A Fasano, 5 minuti di macchina, trovate uno splendido centro storico e ogni mercoledì il mercato. Vicino a Fasano per mangiare vi consiglio Da Renzina, sul mare.
Peccato che io non abbia potuto mangiare neanche un riccio. Si trovano solo nei mesi con la 'R'...e quindi ci si rivede a settembre!
Altra meta è Cisternino, a circa 20 minuti, sempre di macchina. Qui dovete assolutamente venire per mangiare la carne. Vi suggerisco di fermarvi nelle macellerie che arrostiscono la carne, che scegliete prima, su tavoli improvvisati. Ce ne sono molte. Una è l'Arrosteria del vicoletto, sulla piazza principale.
Di Polignano a Mare, 15 minuti by car, ho già detto qualcosa. Oltre ad essere un borgo molto bello, ha un affaccio sul mare che toglie il fiato. Il pesce 'Da Tuccino' resta strepitoso. E anche quest'anno non si può far altro che promuoverlo.

See you soon Puglia. E come potrebbe essere il contrario!

23 giugno 2010

Promemoria: cosa tengo e cosa lascio

Evvai, ieri ce l'ho fatta. Surfando il traffico, la pioggia un pò sì e un pò no, l'ometto in crisi di astinenza da Pippi Calzelunghe, sono andata alle presentazione qui a Roma del libro di Chiara Cecilia Santamaria alias Wonderland del blog machedavvero, riuscendo a sentire quasi tutto.
Quasi perchè l'ometto ha deciso in quell'ora di presentazione nell'ordine:

- di avere un attacco isterico perchè voleva comprare il film di Pippi
- di pulire il pavimento della sala trascinandosi in ogni dove
- di fare attività ginnica facendomi tenere le gambe in mano e stando lui in equilibrio sulle braccia
- di strattonare una bimba più piccola
- di rubare lo squalo ad un altro bambino
- di fornire di calci il nostro vicino di sedia (ovviamente vestito di tutto punto, con giacca e cravatta)
- di lanciare urla a fasi alterne, giusto quei decibel che disturbano una conferenza stampa...

Nonostante la prova fisica (mi do l'onore delle armi per aver osato portare Attila) sono riuscita a seguire la presentazione. Ho sentito interventi intorno a quelle zone d'ombra, che non si raccontano, che non si dicono, che fanno parte del diventare madri.

Ed eccole lì. Le mie domande esplodere, dentro di me, una dietro l'altra: Perchè non essere franche? Perchè non parlare della salita invece che delle discese? Perchè non raccontarci i desideri veri, quelli che non hanno a che fare PER NIENTE con la prole? Perchè non avere il coraggio di essere egoiste, ogni tanto? Ecchecavolo! E' così vergognoso essere mamma e pensare appena sveglie di andare dal parrucchiere, a farsi le mani o a bersi una cosa con un'amica invece che a quali vestiti mettere ai pupi? Ma possibile che restiamo a secco di argomenti se ci levano le parole chiave: cacca, pappa, nanna? Ma sul serio c'è un tempo in cui eravamo persone e poi un tempo in cui siamo diventate mamme, e basta?...Sul serio? Oddio sembro Carrie, di Sex and The City quando si intrippa in una sequela di domande che hanno una, nessuna e centomila risposte.

Poi, in tutta onestà, quando l'ennesimo urlo a ultrasuoni mi ha sfracassato un timpano, ho cominciato a visualizzare un mojito, ghiacciato, invitante che mi veniva incontro.

Ritornata in me, ho acciuffato una copia del libro per la mia amica ancora dedita all'ora X dell'aperitivo, a pochi giorni dal parto, e letteralmente sgommando, distrutta dall'ometto, sono andata via.
E tornando a casa ci ho riflettuto su.

Ho riflettuto su quello che tengo e quello che lascio con la maternità.
E mi sono fatta una lista mentale, che butto giù, a mò di promemoria.

Cosa tengo (e aggiungo):
- Le amiche (quelle con i figli of course); quelle senza figli ti scaricano per chiamarti una volta ogni 6 mesi e sapere se sei viva. Nonostante questo restano amiche vere
- Ancora alcuni neuroni. Molti si sono disintegrati dopo il parto e durante qualche conversazione nella lingua 'nanesca'. Ma se siete come me e molti si erano bruciati anche prima, quelli rimasti diventano di importanza strategica
- Un compagno, un marito...più o meno. Visto che si dorme in 300 nel letto e prima si era solo in 2. Dico 300 perchè oltre ai pargoli conteggio pupazzi, libri,giocattoli,biberon e ammenicoli vari
- Il mal di schiena. Quello è una conditio sine qua non del diventare genitori
- La dignità. Quella che ti fa tenere la testa alta (e fare la vaga) quando il tuo pupo fa la cacca nel pannolino in un posto molto affollato lanciando folate di eau de pupù che neanche in una discarica..
- Il desiderio di entrare in una taglia più piccola della nostra. Con quello che avanza dopo il parto il desiderio diventa lancinante
- La voglia di un buon bicchiere di vino e il sorseggiarlo lentamente, fingendo di capirne qualcosa
- L'amore per il partire. Non importa dove e con quanti bagagli e quanti passeggini. Solo partire. Andare. Anche se confesso ogni tanto che anelo di essere dimenticata ad una pompa di benzina e provare a vedere che succede (Il film Pane e Tulipani docet)
- Essere un pò infantili. Lo sono e a volte peggio dei miei pupi. Ma è la dose sufficiente e necessaria per sdrammatizzare i momenti di crisi
- I suggerimenti, i consigli non richiesti dei nonni. Quelli fanno parte del pacchetto. Come fai sbagli. Aumentano la frustrazione. Ma poi alcuni servono. Di altri avresti fatto serenamente a meno
-La cura di me stessa. Acrobaticamente sì , ma se non vado da un'estetista o da un parrucchiere a fare il tagliando ogni tanto ne va della mia sanità mentale e dello specchio in casa che rischia di essere gettato dalla finestra
-L'essere maldestra, e a volte troppo spericolata, in macchina. Male incurabile...
-I pantaloni pre-maman, non si sa mai, soprattutto dopo le abbuffate delle feste natalizie...
-La capacità di delegare. All'inizio molto faticosamente poi gioco-forza...
-Il multitasking, più o meno. Nel senso che per forza di cose devo essere super efficiente e in ogni dove e che ho ancora un barlume di energia fisica per farlo. Il problema è che lascio le chiavi di casa attaccate fuori dalla toppa di casa...
-Lo shopping. Rapido, veloce ma shopping, shopping, shopping!
-La futilità di Sex & The City. Ne ho già parlato. Un pietra miliare nell'educazione sentimentale delle donne

..E cosa lascio:
-Le lunghe dormite e lo svegliarsi a mezzogiorno la domenica (Sono 3 anni che non so cosa voglia dire e nel frattempo ho raddoppiato la prole)
-Le partenze per viaggi last minute, dove butti quattro stracci in uno zaino e vai
-La possibilità di mollare. Quando affronti l'ennesimo capriccio di cui non capisci la causa e per il quale sei in crisi nella ricerca della soluzione, alzi gli occhi al cielo e pensi "non ce la faccio più", hai quasi perso il libero arbitrio...e forse anche un pò di lucidità
-L'affidarsi al destino. L'organizzazione è il mio mantra
-La sbronza apocalittica. Perchè ad un certo punto devi tornare a casa e non puoi dire ai pupi: "Ma voi chi siete, che ci fate qui?"
-Le perdite di tempo
-Andare al cinema senza avere un attacco di sonno. Quando riesco ad entrare a vedere il film tanto agognato lo spegnimento delle luci mi è fatale!
..................................................................................................................................................................

Lascio i puntini perchè qualcos'altro mi verrà in mente. Di sicuro.

21 giugno 2010

Essere mamma ed essere in carriera. Si può e come!


Mi sono innamorata dell'iniziativa Il cervello di mamma e papà da quando ho cominciato a scrivere questo blog e l'ho scoperta. Oggi ho letto la testimonianza di Bianca e mi è così piaciuto il suo coraggio che ho sentito il desiderio di parlare, di raccontare la mia storia, che è poi la storia di tante, forse troppe donne che decidono di diventare mamme e di continuare a lavorare e ad avere una dignità professionale. Forse, purtroppo, la mia storia è una storia quasi banale, che assomiglia a tante altre storie di cui ho già letto e sentito raccontare, ma è la mia storia. Prima di diventare mamma e prima di decidere di voler avere un figlio, ero una classica donna in carriera, sempre in giro tra aerei e alberghi e con poche occasioni di mettere piede a casa se non a sera tarda. Sempre di corsa, sempre piena di scadenze e to do, con la mail intasata e la scrivania sommersa di carte. E tra queste mille faticose corse riuscivo ad ottenere le mie promozioni e i miei benefit. Poi decido che il mio compagno di avventure è la persona giusta, non solo per condividere un percorso di vita insieme ma anche per costruire una famiglia. Ci proviamo. Siamo fortunati. Rimango incinta del mio ometto. Arriva il momento. Quel momento in cui comunichi al tuo boss che sei incinta. Basta, dici solo questo. Nient'altro. Non chiedi riposo, meno riunioni, meno impegni, meno lavoro. Non ti prendi nessuna astensione dal lavoro. Stai solo per diventare mamma. E ti arriva un bel sorriso e una pacca sulla spalla di congratulazioni e tu pensi "Fantastico, non è cambiato niente. Sono proprio fortunata". Lavoro fino all'ottavo mese, senza sosta e prendendo aerei fino al termine ultimo per prenderli con la mega panciona. Tutto resta identico. Orari tardi, riunioni, mia disponibilità anche nel week end. Poi vado in maternità con la promessa fattami, prima della mia comunicazione di gravidanza, della promozione. Ovviamente, la promozione non arriva. Allora chiedo "perchè, cosa è cambiato, che cosa ho sbagliato, cosa è successo per cambiare idea così". Risposte vaghe, confuse. Insisto, non mollo. Passo i primi due mesi del mio ometto incollata al telefono, cercando di capire. Battagliera, incredibilmente, tra una poppata e l'altra e le occhiaie di chi non dorme più la notte. Non cedo. Cedono loro. Stremati da una mamma con gli ormoni in subbuglio e la psiche anche. E meno male che non mi è venuta la depressione post partum altrimenti avrei imbracciato un mitra per sterminarli tutti. Forse non mi è venuta proprio perchè stavo sempre al telefono. Chissà?! Con la mia promozione sotto braccio affronto la maternità obbligatoria e poi rientro a pieno ritmo al lavoro. Con il desiderio di dimostrare (ebbene si, oltre tutto quello già dimostrato) che come mamma potevo essere meglio e più di prima e che la promozione non l'avevo presa solo perchè non ce la facevano più a sostenere le mie telefonate esasperate. Ci riesco. Addirittura ottengo un rilancio economico e di posizione quando decido di andare via, cambiare lavoro. Che soddisfazione in quel momento. Ma decido di andare. Ho un nuovo lavoro, un nuovo capo, una donna. L'ometto è cresciuto e ci piacerebbe dargli un fratellino o una sorellina, non troppo più piccolo, per poterli vedere un giorno giocare e condividere esperienze insieme. Siamo ancora fortunati. Aspetto la mia besolina, la mia bimba meravigliosa. Ho delle minacce di aborto e decido, prima della fine dei tre mesi canonici in cui si aspetta per dire che si è incinta per vedere se la gravidanza procederà o meno,di parlare con il mio capo. Mancano poche settimane alla fine del mio periodo di prova. Lo faccio perchè ho rispetto per lei e perchè sono una persona molto scrupolosa. Per paura di dover restare a casa dei giorni per queste minacce la avviso del problema e le comunico quindi la mia gravidanza. Poi, per fortuna, non resto mai a casa e continuo a lavorare senza sosta e senza orario. La storia finisce con lei che mi fa mandare via perchè non soddisfatta del mio lavoro. Ovviamente la vera motivazione non era quella. La mia grande delusione è stata quella di dover ricevere questo trattamento proprio da una donna. L'ho avvertito come un tradimento perchè pensavo che una donna, a prescindere dalla mammità o meno, fosse in grado di comprendere e sostenere questo momento nella vita di un'altra donna. Non ha avuto neanche la lungimiranza di pensare che questo potesse essere un valore aggiunto nel mio background professionale. Lei non ha potuto scoprirlo. Io sì e anche molte altre persone con cui condivido oggi il mio percorso di persona e di professionista. La riflessione resta amara perchè ancora oggi bisogna lottare con le unghie e con i denti per dimostrare che essere mamma non è un deficit ma è, a mio parere, un vantaggio competitivo nel cv. Io non mi arrendo e sposo il cervello di mamma e papa e sul mio cv c'è già la 'mammità' infilata tra la conoscenza dei sistemi informativi e la lingua inglese. Credo che, oltre a diventare mamme, diventiamo delle persone molto più forti e soprattutto consapevoli. La consapevolezza, come dice una mia cara amica, è un traguardo importante e faticoso. Ecco, penso a quel capo donna come ad una persona che non ha saputo diventare consapevole, che non ha saputo andare oltre, una persona che non darà alla vita quello che la vita le ha dato, che non restituirà quanto ha ricevuto. E penso a lei con tanta comprensione e anche tanta pena. Poi penso alle splendide persone che conosco, a quelle che ancora devo incontrare e a quelle mamme che sanno acrobaticamente conciliare l'essere mamma con un un ruolo importante nel mondo del lavoro. E penso "Mica sono tutti così ottusi i capi! L'ho scampata bella".

18 giugno 2010

Marrakech


Ok. Ci siamo. Sono riuscita ad organizzare questa benedetta partenza. Marrakech ci aspetta a metà luglio. Speriamo anche di riuscire a vedere Essaouira. Finalmente la guida già comprata verrà degnata di lettura, era ora! E intanto cerco anche di studiare un pò di etichetta marocchina.

16 giugno 2010

Buon PRIMO compleanno



Amorcito, besolina è un anno che fai parte del nostro mondo. Sono felice.

14 giugno 2010

Di Fiandre e mercatini di Natale...pensieri freschi con questo caldo!


Lo so, come si fa a parlare di Natale con questo caldo? Ma ripensare ad uno dei primi viaggi fatti con i due pargoli insieme mi fa venire da ridere e piangere insieme. Non ha davvero mai piovuto così tanto durante una viaggio che io abbia memoria di aver fatto. Pioggia, pioggia, pioggia e corse continue alla ricerca di un riparo. La besolina credo abbia pensato si trattasse di un gioco tanto rideva nel passeggino durante le nostre corse. La meta tanto piovosa? Bruxelles e le Fiandre, con Bruges e Gand. La variabile tempo ha complicato un pò le cose ma non è riuscita a rovinarci la vacanza. Se cercate un tempo migliore, il periodo ideale è fra maggio e settembre. Ma se volete il fascino dei Mercatini di Natale tocca soffrire un pò di freddo.

Lo stimolo per la scelta di questa meta è stato proprio quello dei Mercatini di Natale, di cui avevo sentito tanto parlare. Ho pensato che passeggiare fra le vecchie piazze con bancarelle piene di ogni cosa, immersi nell'atmosfera magica del Natale, avrebbe fatto impazzire l'ometto. Per la Besolina non abbiamo ricevuto il livello di gradimento, a parte quello altissimo per le corse in passeggino. Ed ecco che ai primi di dicembre, dell'anno oramai passato, ma non così lontano in realtà, ci siamo messi in viaggio.

09 giugno 2010

'Zcarpe e 'Mbulanze

"Le zcarpe non le voglio!" Mi assale l'ometto. "Ma amore, prendiamo un bel sandalo aperto così i piedi prendono tanta aria, dai!" Tento disperatamente l'approccio dolce. "No, non le voglio le zcarpe. Voglio un gelato" "Va bene, il gelato dopo, adesso però prendiamo queste belle scarpe che così stasera le facciamo vedere a papà" "Mamma, non mi sentiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii?!Non le voglio le zcarpe" "La signorina è andata a prenderle, aspetta un pò, ce le proviamo e scappiamo via" "Ho detto di no, uffaaaaaaaaaaaa!!!" "Adesso aspettiamo la signorina e poi andiamo dove vuoi tu. Ok?" Silenzio. Ancora silenzio."Vaaaaaaaaa beneeeeeeeeeee. Allora 'ndiamo a prendere una macchinina?" "Va bene, quale macchinina vuoi?' "la 'mbulanza" "E perchè l'ambulanza?" "Perchè suona forte forte e corre veloce" "Va bene, affare fatto?" "No lo voi l'affare fatto con te" "E perchè non lo vuoi fare?" Perchè no e perchè non mi piace pè GNiente l'affare fatto" "Ma amore, la mamma ha detto affare fatto per intendere che siamo d'accordo sull'andare a prendere la 'mbulanza dopo aver provato le scarpe" Di nuovo silenzio. Lungo silenzio. "Però l'affare fatto non mi piace. 'Spettiamo le scarpe e poi prendiamo la 'mbulanza. Okkei?!" "Okkei,senza affare fatto!"

07 giugno 2010

Il castello delle favole


C'era una volta un castello, immerso nella natura, popolato da folletti, maghi, supereroi e personaggi delle favole. Siamo al Castello di Lunghezza, in una giornata piena di sole e di profumo di fiori, a circa 20 km dal centro di Roma. Qui ci sono un castello di pietra, che risale addirittura al 752 D.C., salvato dal degrado grazie alla creazione del Fantastico Mondo Del Fantastico, e un parco. Questo luogo dell'immaginario (così lo definisce il suo creatore!) è dedicato al mondo della fantasia, delle favole, insomma dedicato ai bambini ma anche a noi adulti. Conditio sine qua non il desiderio di passare una giornata all'aperto mentre i pupi scorrazzano da una favola all'altra correndo liberi sul prato. E noi con loro. Vale anche come attività fisica non fatta durante la settimana. Io la conteggio come tale!

Il castello si erge imponente su un parco, all'interno del quale vengono rappresentate le favole da attori davvero molto bravi. La strega di Biancaneve era da Oscar, l'ometto ancora trema!
Nel frattempo, tra una favola e l'altra, il parco si popola di personaggi della fantasia come se ci fosse una sorta di continuità fra il momento della favola e la realtà. Ed ecco spuntare Alice nel Paese delle Meraviglie. Qualche bambino la confonde con Cenerentola (idee un pò confuse) e a lei tocca sorridere e dire "Ma no, sono Alice, non si vede?". Il bambino che l'ha scambiata per Cenerentola non si è del tutto convinto.


04 giugno 2010

Il gioco della memoria


Mi manca davvero il fatto di non aver avuto i nonni, di non averli potuti conoscere, di non aver potuto godere del loro affetto, dei loro abbracci e delle loro storie. Ho avuto la possibilità di conoscere solo un nonno ma eravamo così tanti nipoti ed era così difficile dividersi fra tutti che oggi non ho con me un ricordo caldo da trasferire ai miei figli. E forse se ne è andato che ero troppo giovane e non avevo ancora la maturità per capire quanto sarebbe stato un arricchimento chiedere, farmi raccontare la sua vita, di lui, farmi raccontare la sua storia. Oggi avrei qualcosa da raccontare ai miei bambini di lui, di quello che ha rappresentato per me. Ecco perchè penso che i miei bimbi siano molto fortunati oggi. Anche se i nonni vivono lontani, in altre città, quando sono con i bambini gli regalano del tempo prezioso fatto di gioco, di storie, di libri, di passeggiate, di insegnamenti che a volte noi genitori siamo troppo stanchi per dare o per pensare. Mi piace ascoltarli e a volte anche contraddirli e discutere. Mi piace sapere che ci sono. Mi piace che ci sia un confronto. E mi piace che questi nonni che i miei bambini hanno in sorte siano così diversi l'uno dall'altro, pieni di difetti e pieni di pregi, pieni di vita, con ancora tanta energia da dare. Quello che mi piacerebbe poter regalare ai miei bimbi, ed è quello a cui pensavo oggi, è la memoria di quello che siamo, di quelli da cui veniamo. Se io oggi penso ai miei nonni e soprattutto a quelli che non ho mai conosciuto, mi rendo conto di quanto poco so di loro, di quante cose non so della loro vita, di quante cose mi piacerebbe invece sapere e ricostruire. Credo che quel pezzetto di vita, della loro vita, in qualche modo si rifletta nella nostra vita oggi. Credo che quello che loro sono stati in qualche modo ritorna in quello che siamo noi oggi. In qualche modo, non so quale. Ma se li conoscessi meglio, se li conoscessi di più potrei riflettere sugli aspetti della loro vita e della nostra vita che si incontrano. Semplicemente potrei pensare a loro, che c'erano e non ci sono più. E' questa capacità di ricordare che vorrei recuperare. Ho la sensazione che oggi non non ci sia il tempo di fare molte cose, inseguiti da una quotidianità che non lascia respirare, figurarsi avere il tempo di fermarsi a ricordare. Una capacità che vorrei recuperare e che vorrei donare oggi ai miei piccoli. Ma devo cominciare da me. Devo cominciare regalando loro l'esempio della conservazione della memoria. Devo rimettere insieme i pezzettini di un puzzle attraverso i racconti dei figli, che sono oggi i miei genitori e i genitori di Mr.Marito. E' questo il compito, il buon proposito che mi voglio dare. Ascoltare le storie dei testimoni che abbiamo la fortuna di avere di un passato di cui ho avuto poco in sorte ma che posso assaporare per la prima volta. Poi vorrei recuperare delle loro foto, le vorrei tenere qui con noi, perchè anche attraverso le immagini passa la memoria. E attraverso queste immagini vorrei costruire con i bimbi un albero genealogico e coinvolgere anche i loro nonni. Si, lo chiameremo il gioco della memoria e lo faremo ogni volta che ci regaleremo un pò di tempo per ricordare.

02 giugno 2010

Nonostante il pollice nero


Voglio dare spazio a questi fiori, dei veri sopravvissuti al mio super super pollice nero, che malgrado la mia tendenza all'incuria per le piante sono riusciti e fiorire così belli e a riempire di colore gli occhi dei pupi e i miei. E devo ringraziare un gentile signore che probabilmente non sapeva che farsene e ha deciso di regalarmeli, ignorando la mia fama da killer del verde! Ammetto che vedere una pianta non suicidarsi, pur di non essere più toccata da me, ma crescere rigogliosa è una soddisfazione niente male. Non mi crogiolo troppo perchè questa è l'unica immagine che posso mostrare...tralascerei per il momento le altre compagne di vaso e di ventura/sventura!

01 giugno 2010

Dov'è Papà?

Siamo in piena fase papà dipendente.'Papà mi prendi in braccio?', 'Papà mi stringi forte?', 'Papà stai con me', 'Papà non andar via', 'Dov'è Papà?', 'Quando torna Papà?'. Ecco , mi sento un pò frustrata. Frustrata perchè Mister Marito adesso è la panacea di tutti i mali e io la strega cattiva dei 'No' e dei 'Non si può fare'. Ma chi l'ha chiesta questa parte? Posso avere il ruolo della fatina buona (e possibilmente anche l'aspetto da super gnocca della fatina buona per il non si sa mai)? Se davvero mi presentassi con i capelli lunghi e turchini, magari sospesa a mezz'aria circondata da polvere di stelle e con in mano una bacchetta magica che tintinna come una campanellina forse avrei qualche chance di superare Mr. Marito agli occhi del'ometto. Altrimenti quando c'è papà adesso io non esisto, vengo resettata dallo scenario familiare. Sono quella lì che porta il piatto della cena, quella lì che cambia il pannolino, quella lì insomma. E lui, il papà è il super eroe. Mannaggia l'invidia. E chi me lo doveva dire?!