11 maggio 2010

C'era una volta...


La nonna paterna (nonchè mia suocera) mi ha regalato un libro. Non un romanzo, non un libro di cucina (che servirebbe anche se poi non mi applico) e neanche un libro di esercizi per tenermi in forma (anche quello gioverebbe ma non mi applico neanche lì). Il libro è il seguente:Il Mondo incantato di Bruno Bettelheim. E il sottotitolo che segue dice: uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe. Dunque, quando l'ho ricevuto ho pensato nell'ordine 3 cose:
1. Mia suocera pensa che il mio livello intellettuale abbia bisogno di una scossa per risollevarsi
2. Crede che devo smetterla di comprare tutta la serie di testi sui barbapapà (credo peraltro di averla davvero presa tutta!)
3. Cerca di colmare le lacune pedagogiche che ho...su quello garantisco che potrebbe avere ragione.
...Poi ho cominciato, anzi ho tentato di cominciare a leggere il libro pensando di non riuscire a decifrare neanche una sillaba scritta da uno psicanalista.
Probabilmente altre avranno affrontato con meno perplessità questo testo ma io si. Invece ho cambiato idea e mentre lo leggo mi entusiasmo e la cambio sempre di più. Mi entusiasmo anche perchè riesco perfettamente a capire cosa c'è scritto. Non che io sia un'analfabeta (ho fatto pure il classico) ma davvero pensavo che una suocera psicologa che mi regala un testo di uno psicanalista avesse azzardato un pò troppo con una mamma barbapapà e pippi calzelunghe dipendente. Mi piace leggere le favole al mio ometto,a volte si avvicina anche la besolina solo per ciucciarsi le copertine, ma non avevo pensato a quanto queste siano di contributo alla formazione del sè. Prendo in prestito proprio le parole di Bettelheim dal libro perchè non so se sono così brava a spiegare questi concetti: In sintesi 'Per imparare a destreggiarsi nella vita e superare quelle che per lui sono realtà sconcertanti, il bambino ha bisogno di conoscere se stesso e il complesso mondo in cui vive. Gli occorrono un'educazione morale e idee sul modo di dare ordine e coerenza alla dimensione interiore. Cosa può giovargli più di una fiaba, che ne cattura l'attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua immaginazione? Sia essa Cappuccetto Rosso o Cenerentola o Barbablù, la fiaba popolare, anche se appare anacronistica, trasmette messaggi sempre attuali e conserva un significato profondo per conscio, subconscio e inconscio. Si adegua perfettamente alla mentalità infantile, al suo tumultuoso contenuto di aspirazioni, angosce, frustrazioni, e parla lo stesso linguaggio non realistico dei bambini. Tratta di problemi umani universali, offrendo esempi di soluzioni alle difficoltà. È atemporale e i personaggi dei suoi scenari fantastici sono figure archetipiche che incarnano le contraddittorie tendenze del bambino e i diversi aspetti del mondo. Le situazioni fiabesche, rispecchiando la visione magica infantile delle cose, esorcizzano incubi inconsci, placano inquietudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali, insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita. Questo libro ricco di intuizioni e suggestioni, che spazia dalla letteratura alla mitologia, dalla psicologia infantile alla psicoanalisi, esorta gli adulti - soprattutto chi deve allevare ed educare i bambini - a essere più consapevoli dell'importanza fondamentale delle fiabe'. A chi fosse interessato il libro è edito dall Feltrinelli nella collana Universale Economica. Ah dimenticavo! Grazie Nonna Elda.

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